Non sappiamo esattamente quante siano e dove si trovino le lapidi ai caduti nella lotta di Liberazione in Piemonte: queste lapidi, interamente censite per quanto riguarda Torino, non lo sono nel resto del territorio regionale. Il censimento regionale delle “memorie di pietra” della Resistenza iscritte nelle lapidi e nei cippi volute in segno di lutto e di riconoscenza ha dunque l’obiettivo di restituire loro senso, trasformandole in una prima componente di un Museo diffuso della Resistenza, della deportazione e della guerra in Piemonte che racconti e ricostruisca le circostanze e i contesti in cui queste donne e questi uomini sono stati uccisi.
Gli scarni dati presenti nelle lapidi sono riversati all’interno di una banca dati che integra al suo interno le informazioni presenti in altre banche dati, negli archivi, nelle pubblicazioni edite. In questo modo, viene realizzato contemporaneamente un Registro dei luoghi di memoria, un Dizionario biografico, un Atlante storico, una Galleria di immagini e una Cronologia degli eventi che, nel loro insieme, assumono la forma di un Museo regionale della Resistenza in Piemonte. Un Museo a tre dimensioni: un museo fisico – centro di interpretazione della Resistenza in Piemonte. Un museo diffuso – un museo-rete con più sedi e forme di esistenza e attività. Un museo online – al tempo stesso museo, archivio e biblioteca digitali.


L’allestimento del nuovo Museo avrà al proprio centro il periodo 1940-1945, ma l’ambito cronologico si estenderà all’intero Novecento, prendendo le mosse dal 1918, che costituisce il limite ad quem del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, per abbracciare l’intero periodo del dopoguerra giungendo sino al tempo presente.
Come l’attuale Museo diffuso, il Museo dovrà avere una missione che integri la conservazione della memoria della Resistenza con la promozione dei valori e dei principi della Costituzione repubblicana che costituiscono il fondamento del Paese che abitiamo: per quanto limitato all’ambito regionale, il Museo dovrà costituire un presidio di questi valori, assumendo i diritti sanciti dalla Costituzione come riferimento valido non solo su scala locale e nazionale, ma mondiale come la Carta dei diritti universali dell’umanità del 1948 e le istituzioni internazionali nate all’indomani della Seconda guerra mondiale a presidio della pace e della libertà a livello globale.