20 ottobre – 30 dicembre 2011
Nell’ambito della mostra Turin-Earth. Città e nuove migrazioni
A cura di Lorenzo di Pietro
La mostra “Miraggio Europa”, prende il nome da una delle fotografie scattate lungo le rotte che seguono i migranti durante il loro viaggio verso la Libia e il viaggio a ritroso dei respinti: è la foto di un autentico miraggio, ovvero un effetto ottico dovuto alla rifrazione che i migranti vedono per giorni e giorni, durante la traversata di sabbia che li separa dal Mediterraneo.
La sequenza narrativa inizia mostrando le condizioni di vita ai margini della città africane, dove in capanne senza acqua né servizi, vivono coloro che la desertificazione ha cacciato dalle zone rurali ormai aride. La mostra racconta quindi il viaggio a cominciare da un momento di preghiera alla stazione dei pullman, per proseguire attraverso il Sahel, infestato dai banditi, che costringono i mezzi a muoversi scortati e quindi l’arrivo nella città di Agadez, in Niger, un tempo meta di pellegrinaggio religioso, oggi nodo dello sfruttamento dei migranti. Qui la sequenza fotografica si sviluppa spiegando i meccanismi dell’induzione alla prostituzione, allo sfruttamento e l’estorsione di denaro da parte dei militari che all’ingresso della città consegnano i viaggiatori ai cockseur (i trafficanti). Dopo essere stati derubati molti migranti resteranno in città dove accetteranno ogni compromesso per poter mangiare e guadagnare il denaro necessario a pagare il cockseur, che procurerà loro il passaggio a bordo di vecchi camion libici verso l’oasi di Bilma, l’ultima tappa prima della Libia.
Le foto raccontano, quindi, il viaggio dei migranti attraverso il deserto, la vita nelle città del Sahara come Agadez, dove i gestori della tratta attendono i migranti per portarli in ghetti dove dovranno restare fino alla partenza dei camion verso la successiva oasi in direzione della Libia. Nei ghetti vivono e si ammalano, per le malattie di cui ciascuno è portatore, i migranti provenienti da molte zone dell’Africa. Importante è anche la presenza delle donne, che seguono spesso un destino diverso, vengono cioè indotte alla prostituzione per poter pagare il loro riscatto e proseguire il viaggio.
La mostra racconta la vita nei ghetti di paglia e fango dove i migranti vivono, “ospiti” dei trafficanti in attesa di proseguire il viaggio. Nelle stesse case, tra i migranti diretti in Libia, vi sono quelli che ne fanno ritorno, dopo mesi di prigionia nelle carceri libiche e che raccontano le proprie vicende, le torture e le violenze subite ad opera dei carcerieri. Intenti oggi in un disperato viaggio a ritroso. Per poi riprovare.
OBIETTIVI
La mostra si propone di far conoscere il fenomeno migratorio in modo più approfondito, offrendo uno sguardo ravvicinato di quanto accade prima dell’arrivo in Italia. Le foto mostrano le foto testimoniano le fatiche, la disperazione, la miseria di chi fugge, ma anche la speranza delle decine di migliaia di uomini e donne che abbandonano la propria terra, prede dello sfruttamento, della povertà, delle guerre e delle persecuzioni, per tentare il futuro al di là del mare.
Nel periodo in cui si è svolto il lavoro (gennaio 2010) la regione era ancora interessata dagli ultimi echi della guerriglia tuareg, che aveva indotto il Governo del Niger a vietare l’accesso all’area ai giornalisti e ai fotografi, pena l’arresto immediato. Ciò ha reso il lavoro ancor più complicato, conferendo però al contempo alle fotografie, talvolta scattate in situazioni precarie, un maggiore fascino.
IL CONTESTO GEOGRAFICO
La mostra nasce da un lavoro giornalistico, realizzato nella regione di Agadez, in Niger, nel gennaio 2010, e in una vasta zona desertica al centro dei traffici migratori.
A seguito delle pressioni europee, i paesi dell’Africa del nord hanno irrigidito i controlli alle frontiere, mentre il Niger è rimasto il “ventre molle” del fenomeno migratorio, per la conformazione della rete stradale. La difficoltà di controllare gli enormi confini del paese, gli immensi territori interni, insieme con la recente guerriglia, hanno obbligato i trafficanti ad affidarsi a trafficanti esperti con base ad Agadez e in contatto tanto con i guerriglieri quanto con i complici libici. Tutto ciò ha fatto di Agadez una tappa obbligata per le migrazioni verso l’Europa.
La città offre oggi una macchina ben organizzata, con mediatori forniti di una fitta rete di contatti e la capacità di corrompere funzionari e militari lungo il viaggio verso la Libia.
PATROCINI
Con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), della Società Geografica Italiana, del Consiglio Italiano per i Rifugiati, dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell’Uomo, della Provincia di Roma, della Provincia di Torino e del Comune di Torino, dell’Associazione Italiana del Consiglio delle Regioni e dei Comuni d’Europa (Aiccre) e della Fondazione Culturale Responsabilità Etica.
Alcune mostre prodotte dal Museo sono disponibili al noleggio. Per verificare la possibilità di noleggio o per chiedere informazioni aggiuntive, è possibile compilare il form sottostante.