Festa della Liberazione
3 APRILE 2023 | COMMEMORAZIONE DELL'ECCIDIO DEL PIAN DEL LOT


Il 3 di aprile, al Sacrario del Pian del Lot, si è svolta la 79esima cerimonia di commemorazione di quell'eccidio in cui, nel 1944, furono fucilati ventisette giovani, prelevati dalle carceri Nuove di Torino, dove si trovavano in reclusione come prigionieri politici.
 
L'eccidio di Pian del Lot è sicuramente la più sanguinosa rappresaglia compiuta dai nazisti sul territorio cittadino. Sulla lapide, in calce ai nomi, vi sono sette vittime che non sono mai state identificate.
 
Il Sacrario del Pian del Lot è uno dei "Luoghi della Memoria" che il Museo Diffuso della Resistenza di Torino conserva e promuove con l'obiettivo di sottolineare lo stretto rapporto fra storia e territorio.
 
Sono luoghi trasformati dall’evoluzione urbana, spesso dimenticati, portatori di storie che sono altrettanti tasselli della nostra identità. Farli rivivere significa portare in luce i frammenti di storia che racchiudono: al Museo quei frammenti confluiscono, per essere contestualizzati e offerti, soprattutto a coloro che, per età e provenienza, non ne hanno consapevolezza e memoria.
 
Nel mese di aprile parleremo spesso, sui nostri canali, dell'importanza di questi luoghi con l'intento di farli conoscere e ricordare il valore che rappresentano per la Liberazione della città di Torino e per l'Italia.
 
Qui sotto, condividiamo con voi l'intervento pubblico di Arnaldo Levi, Consigliere della Comunità Ebraica di Torino, letto durante la cerimonia per la commemorazione dell'eccidio del Pian del Lot.

"Come ogni anno la Comunità Ebraica di Torino si unisce alle istituzioni, alle Forze Armate, alle Associazioni partigiane nel ricordo delle vittime dell’eccidio di Pian del Lot. I fatti, terribili, sono noti. In quel marzo 1944 un’ondata di scioperi, organizzati dall’intero fronte antifascista, aveva agitato Torino e altre città del nord, per dare un segnale forte di coesione tra gli operai e la Resistenza sempre più attiva.

I nazifascisti reagirono con la ferocia consueta: centinaia di lavoratori vennero arrestati e deportati in Germania, da cui pochi avrebbero fatto ritorno. A fine marzo venne arrestato a Torino l’intero Comitato militare piemontese. Un’azione gappista contro un graduato tedesco venne presa a pretesto per una rappresaglia di indiscutibile impronta terroristica: il 2 aprile 27 giovani, rastrellati in Val di Lanzo e in Valpellice durante l’inverno appena finito, furono caricati su un camion, portati qui dove ci troviamo oggi, trucidati dalle mitragliatrici e gettati in una grande fossa comune. Di quattro di essi non si conosce tuttora il nome. Tre giorni più tardi, il 5 aprile, saranno i componenti del Comitato militare a essere assassinati giù in città, al poligono del Martinetto, e altri eccidi verranno consumati in varie località della provincia.

Di questi giovani coraggiosi faceva parte Walter Rossi, detto “Zanzara”, partigiano ebreo della 105° Brigata Garibaldi attivo in Val Pellice. Il suo nome è inciso sul monumento nella colonna di destra, accanto a una Stella di David. Era un ragazzo studioso, di corporatura gracile, che avrebbe voluto fare il medico e che lavorava come infermiere in un ospedale da campo partigiano al quale i nazifascisti diedero fuoco. Desidero leggere un breve passo del discorso che sua madre, Itala Ghiron, pronunciò proprio qui, nel 1946: «Ora ognuno di noi ha ventisette figli da onorare. Per parte mia sono in grado di rievocarne soltanto uno, lo chiamavano Zanzara, era un’anima buona. Aveva la colpa imperdonabile di essere ebreo e lui lo aveva dichiarato, quasi come una sfida, in risposta a chi lo aveva accusato di essere un vigliacco perché non si era ancora arruolato».

La colpa imperdonabile di essere ebreo.

Quando si parla degli oltre mille ebrei italiani che si unirono alla Resistenza (ricordiamo Umberto Terracini, Leo Valiani, Emanuele Artom cui è intitolata la nostra scuola secondaria di primo grado), va tenuto sempre in considerazione il fatto che le Leggi razziali fasciste, emanate nel 1938, avevano rotto il patto che lo stato stringe con i propri cittadini. L’obiettivo del fascismo era quello di eliminare gli ebrei dalla società e dal territorio. Il primo passo sulla strada del dominio totalitario consiste nell’uccisione della persona giuridica, che viene messa al di fuori del diritto vigente. La sua colpa consiste nella semplice esistenza.

Ecco dunque che, arruolandosi tra le file dei partigiani, gli ebrei italiani ricostruivano quel patto di cittadinanza che il fascismo, con quelle leggi criminali, aveva infranto.

La madre di Walter Rossi, quel giorno del 1946, disse anche: «Non vi è parola o pensiero adeguato per ricordare, può esserci solo silenzio. Oggi non siamo ancora degni di dire, di invocare valori, di ricordare questi morti. Non si può testimoniare se dal loro sacrificio non si è imparato niente, non si può se non si è capito che la libertà e la democrazia, una volta conquistate, vanno difese».

Oggi che molti anni sono passati è giusto domandarsi se siamo degni «di dire, di invocare valori, di ricordare quei morti». Mi piace pensare di sì. Per esserlo, tuttavia, non dobbiamo dimenticare che la libertà, i diritti, gli elementi di civiltà non si intendono acquisiti per sempre, ma vanno difesi ogni giorno, ispirandosi agli ideali che li fondano e senza temere l’azione."

Qui sotto invece vorremmo condividere con voi il discorso pubblico di Daniele Valle, Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte, tenuto nella stessa cerimonia del 3 aprile.

"Buongiorno a tutti e tutte, autorità civili, religiose e militari, cittadini e cittadine, vi porto con  grande piacere il saluto del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e  Costituzione che ho l'onore di presiedere.  

In questi giorni sono sicuro che avrete sentito della polemica nata intorno all'eccidio delle  Fosse Ardeatine. La presidente del Consiglio ha ricordato i fatti e detto delle vittime che  sono state uccise solo perché italiani. 

Mi son chiesto se c'è davvero qualche cosa di sbagliato, al di là della polemica politica.  Perché è sbagliato ricordare che si trattava di italiani, uccisi dai tedeschi che in quel  momento occupavano il nostro paese. E mi son detto che è sbagliato perché c’è una  omissione importante: bisogna ricordare anche che quelli non erano italiani qualsiasi, erano  italiani che avevano fatto una scelta, una scelta di opposizione al regime fascista, oltre che  di opposizione all'occupazione straniera.  

Una scelta che altri italiani non avevano fatto e che non era scontata. Non ricordare questa  loro scelta mi sembra quasi come non volerne riconoscere l'importanza, come a dire “tanto  la loro scelta non avrebbe fatto e non ha fatto veramente la differenza”.  Probabilmente abbiamo sentito dire tante volte che il nostro Paese sarebbe stato comunque  liberato dagli alleati con o senza la guerra di Resistenza.  

Ecco, penso che questo sia un grave errore, che noi abbiamo il dovere di smentire con  forza.  

È un errore innanzitutto dal punto di vista storico, della realtà dei fatti, dal punto di vista della  storia militare. Pensate che i Partigiani, nei due anni di guerra partigiana, furono circa  100.000, nei giorni della Liberazione arrivarono a essere 250.000. La Germania, per tenere  testa a questo poderoso esercito che batteva il territorio, compiva azioni di sabotaggio e  impediva alle truppe tedesche il pieno controllo delle città occupate, aveva dovuto impiegare  oltre 7 divisioni qui in Italia, di cui quattro soltanto in Piemonte.  

Senza considerare tutte le forze della Repubblica sociale che li affiancavano. Consideriamo poi che a fianco degli Alleati da sud risalivano l'Italia insieme alle truppe  alleate circa 200.000 soldati italiani del corpo di Liberazione Nazionale. In quei due anni oltre 600 mila soldati italiani si sono rifiutati di combattere per la Repubblica  Sociale e per questo sono stati internati nei campi di concentramento.  Altri 500.000 italiani hanno scioperato tra Torino, Genova e Milano rallentando la produzione  bellica nazifascista. 

Immaginate come sarebbe andata diversamente la guerra che hanno dovuto sostenere gli  alleati per liberare L'Italia se avessero avuto di fronte all’incirca un milione di soldati italiani in  più e se avessero avuto di fronte altre sette divisioni tedesche. Se non avessero potuto  contare sull'aiuto dei partigiani la guerra sarebbe durata molto di più e sarebbe stata molto  più devastante. Forse sarebbe finita con il ricorso alla bomba atomica, come è successo  dall’altra parte del mondo. 

Però proviamo per un attimo a ignorare tutto questo e dire “In fondo ci saremmo comunque  liberati nell'aprile del '45. Ci avrebbero pensato gli americani, non sarebbe davvero successo  niente di diverso”. Ipotizziamo che sia vero, avrebbe avuto ugualmente senso dare vita alla  Resistenza e sacrificare la vita di tantissimi giovani per la libertà? Sì!  

Perché grazie al loro contributo il mondo intero ha visto che l'Italia non era più fascista, che  era pieno di italiani consapevoli dei limiti, degli errori della dittatura nazifascista, che molti 

italiani avevano cambiato idea e che molti altri invece sono stati in grado di immaginarsi la  libertà senza averla mai vissuta.  

Pensate a come è stata trattata la Germania, che dopo la guerra è rimasta divisa per mezzo  secolo. O al Giappone, governato per anni come un protettorato americano. Tutto questo è stato risparmiato all’Italia solo grazie al sacrificio degli uomini e delle donne  della Resistenza. L'Italia ha potuto contare su un capitale morale che le ha impedito di  essere trattata come colpevole perché erano gli italiani stessi le vittime del fascismo.  Grazie a questi uomini l’Italia ha potuto darsi una Costituzione che è ancora oggi nelle più  belle del mondo, una Costituzione che fissa i principi di libertà, giustizia, eguaglianza e  democrazia che ancora oggi fanno la differenza tra chi quella guerra civile l’ha combattuta  dalla parte giusta della storia e chi invece dalla parte sbagliata.  

Dal sacrificio di questi ragazzi è nata la considerazione che ha il nostro Paese nel mondo ed  è nata la nostra Costituzione in cui noi oggi ci riconosciamo.  

Per questo è importante ricordare che quello che è capitato non è stata soltanto una Guerra  di Liberazione ma è stata una vera e propria guerra civile e che c'è chi quella guerra l'ha  combattuta dalla parte giusta della storia non soltanto per la libertà del nostro paese ma  anche per la democrazia, per l'uguaglianza e per i diritti e chi invece l'ha combattuta dall'altra  parte. 

Non ricordare o dimenticare il ruolo che ha avuto la Resistenza per costruire l'Italia libera è  un oltraggio non soltanto ai martiri sacrificati ma un'offesa alla nostra memoria collettiva e  alle radici della nostra costituzione."