L'oggetto principale dell’esposizione è la memoria della tragedia
della Shoah così come la memoria che lega ogni uomo alle proprie origini
e tradizioni. Questi due livelli si incontrano all’interno del percorso
espositivo che offre allo spettatore una doppia chiave di lettura: la testimonianza
di chi ha vissuto direttamente la deportazione (attraverso interviste,
documenti dell’epoca, filmati, fotografie e oggetti originali) e la rielaborazione della memoria, la sua attualizzazione, da parte di chi l’ha vissuta indirettamente, attraverso opere d’arte contemporanea.
Una mostra di racconto e di riflessione, che si sviluppa attraverso
un linguaggio tecnologico immersivo e l’esposizione di opere di artisti
italiani e internazionali che attraverso la pittura, la scultura e la fotografia rappresentano momenti ed episodi legati alla memoria. Interviste a figli di sopravvissuti, come quella a Daniel Libeskind, opere di artisti israeliani che raccontano la storia della loro famiglia reduce della Shoah, come quelle di Vardi Khana, Yuri Dojc, Tobia Ravà, Sher Avner, e Sharon Rashbam Prop,così
come le opere di chi non ha legami diretti con la storia del popolo
ebraico ma che ha scelto di lavorare sulla memoria e sulla sua
rielaborazione (Bruna Biamino, Valerio Berruti, Francesca Duscià, Francesca Leone, Paolo
Amico, Riccardo Cordero, Moshe Gordon, Brigita Huemer Limentani,
Menashe Kadishman, Eugene Lemay, Antonio Meneghetti, Barbara Nejrotti,
Benjamin Renoir, Max Tommasinelli, Greta Schodl): tutte rappresentano, in questa esposizione, il ponte tra il testimone diretto e il visitatore.
La parte centrale della mostra presenta un'installazione multimediale costituita
da due binari sui quali scorrono documenti e immagini che raccontano la
vita delle famiglie prima della Shoah; parallelamente in un'altra
video-installazione sono proiettate le immagini della realtà della vita
quotidiana.
La mostra affronta inoltre il tema della musica,
simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo
di sterminio, attraverso l’esplorazione del lavoro del maestro Francesco Lotoro,
autore dell'Enciclopedia KZ Musik. In essa si raccoglie tutta la
produzione musicale creata tra il 1933 e il 1945 da musicisti di ogni
estrazione e provenienza nei campi di prigionia, di concentramento e di
sterminio del Terzo Reich e di altri Paesi.
È infine presente una video intervista a Liliana Segre,
una delle poche sopravvissute alla Shoah ancora viventi. Deportata ad
Auschwitz - Birkenau all'età di tredici anni, ha perso nel Lager il
padre e i nonni paterni e solo nel 1990 ha incominciato a raccontare la
sua esperienza di sopravvissuta.
Il Curatore racconta...
L'oggetto principale dell’esposizione è la memoria della tragedia della Shoah così come la memoria che lega ogni uomo alle proprie origini e tradizioni. Questi due livelli si incontrano all’interno del percorso espositivo che offre allo spettatore una doppia chiave di lettura: la testimonianza di chi ha vissuto direttamente la deportazione (attraverso interviste, documenti dell’epoca, filmati, fotografie e oggetti originali) e la rielaborazione della memoria, la sua attualizzazione, da parte di chi l’ha vissuta indirettamente, attraverso opere d’arte contemporanea.
I visitatori saranno accompagnati nella visita del percorso espositivo da Ermanno Tedeschi, curatore della mostra e da Valerio Berruti, la cui scultura Come nel principio è presente in mostra.
Costo: biglietto di ingresso alla mostra intero: 5,00 euro – ridotto: 3,00 euro.
Durata: 1 ora
Prenotazioni: le visite dovranno essere prenotate chiamando la biglietteria del Museo, durante gli orari di apertura, al numero 011 01120780.